Lino e Tina: la storia di Silvia Ancordi

ElegraficaLeave a Comment

Lino e Tina tornano con un’altra delle loro avventure. Come già spiegato nel blog pubblicherò le storie che non hanno vinto il contest per essere pubblicate nell’ebook solidale di Lino e Tina. Questa volta l’autrice è Silvia Ancordi, una persona speciale senza la quale Lino e Tina non sarebbero nemmeno esistiti, è stata lei a darmi la spinta per iniziare questa nuova avventura. Il suo blog è MathildaStillday e anche lei ha partecipato al contest di Lino e Tina e ha scritto una favola per loro.

Vi ricordo che l’ebook completo delle avventure di Lino e Tina, e-book solidale è in vendita QUI sul sito di Siska Editore e che il ricavato verrà interamente devoluto a Casina dei Bimbi Onlus al raggiungimento della soglia di 50 euro verrà fatta la donazione e sono felice di farvi sapere che la prima settimana di Gennaio abbiamo fatto la prima donazione.

Continuate a sostenere il progetto e passate parola.


Il forziere magico

Un giorno me ne stavo tranquilla in giardino, quando a un certo punto vidi arrivare grosse nuvole cariche di pioggia. Non mi piace l’acqua, così mi spostai sotto lo stendibiancheria per trovare riparo. Là sopra si trovavano stese delle coperte che non erano state appese con le mollette, ma appoggiate come se lo stendino fosse stato un letto. Era una tenda fantastica sotto la quale trovare riparo.
I tuoni iniziavano ad avvicinarsi e speravo che la casetta di fortuna non cascasse per il vento.
D’improvviso ci furono una luce fortissima e un rumore assordante e mi ritrovai sdraiata a guscio a terra per lo spavento. Aprii gli occhi e una voce chiese: «Ehi, tartaruga stai bene?»
Che ci fa un cavalluccio marino in giardino?pensai.
«Ah, non lo so se sto bene. Chi sei?» aggiunsi ad alta voce.
«Sono Lino e sono un…»

«Non è difficile indovinare. Lino, ma ha piovuto così tanto?» dissi guardando tutta quell’acqua intorno a me.

«No! Sei dentro il mare».
«Questa è bella. Sono una tartaruga di terra, io!»
«Sicura? Guardati qui» mi suggerì, dandomi uno specchio rotto, caduto in mare da qualche nave di passaggio.
«Mi chiamo Tina e di terra son tartarughina» dissi allora.
«Facciamo una prova: riesci a nuotare velocemente?» domandò.
Iniziai a nuotare quasi come un delfino.
«Riesci a fare un giro della morte senza farti venire i capogiri?» domandò ancora.
Nuotai verso l’alto facendo un giro completo, poi un altro e un altro ancora e mi sentivo sempre più forte. «Ora facciamo la prova finale. Pronta?» chiese Lino.
«Prontissima. Però, aspetta. Se poi scopro che sono una tartaruga d’acqua, che ne sarà dei miei amici del giardino?»  domandai preoccupata, pensando anche ai bambini con cui giocavo.
«Potrai scegliere dove vivere».
«Quindi non dovrò rinunciare ai miei amici?» chiesi a Lino.
«E perché dovresti? Se vieni con me ti farò vedere tutto quello che c’è qui e ti presenterò altri amici».
Lino si avviò ondeggiando su e giù e io lo seguii senza fatica, lasciandomi portare dalla corrente.
«Vedi come ti vien bene» diceva Lino.
«Sì, ma io amo sentire la terra sotto le zampe, mangiare l’erba, guardare i bambini che giocano a palla. Sei proprio sicuro che io sia una tartaruga d’acqua?»
«Forse no, ma puoi sempre provare a esserlo».
«Lino, mi sei simpatico, ma credo si essere fuori posto qui. La mia casa è il giardino. Non posso essere qualcosa di diverso da quello che sono. Preferisco fare quel che mi piace e non fingere solo per far contenti gli altri».
«Ma io vorrei che tu restassi qui con me. Mentivo prima, non ho tanti amici» disse con la voce triste.
«Se cerchi di piacere a tutti non piacerai a nessuno. Per questo non hai amici. Ora però ci sono io. Verrò a trovarti qualche volta. Che dici?»
«Sarebbe fantastico!» rispose Lino, che cavalcava in direzione opposta per riportarmi al punto in cui ci eravamo incontrati. «Non serve che ti porti laggiù. Avrei voluto solo farti vedere gli altri. Pensavo che forse se fossi andato con te allo scoglio mi avrebbero accolto meglio».
«Vedrai che ti farai tanti amici come quelli che ho nel mio giardino. Io tornerò a trovarti al prossimo temporale. Ora però devo capire come tornare a casa».
Ero molto preoccupata perché l’acqua iniziava a diventare scura e avevo freddo. Volevo tornare a casa, quindi nuotai verso la superficie. A un certo punto, però, Lino mi mostrò il punto esatto dal quale ero arrivata: il forziere di una nave!
«Hai capito come funziona?» domandai.
«Di cosa parli?» mi chiese a sua volta.
«Il forziere è sempre così?» domandai di nuovo.
«No, l’ho aperto prima perché cercavo un fischietto per andare a giocare a palla-trotta con mio fratello».
«Vedi, tu hai aperto il forziere e in giardino è comparso lo stendino dei panni. Questo ha creato il portale per farmi arrivare fin qui. È per questo che riesco a nuotare senza fatica!»
«Significa che, se la prossima volta andassi io da te, riuscirei a camminare sull’erba? Non ho mai visto l’erba!» disse Lino.
«Somiglia alle alghe, ma puzza meno!» gli spiegai.
Lino era pensieroso.
«Lino, forse più che galoppare potrai saltare sulla coda come un canguro!» dissi ridendo e lo salutai dopo aver fatto una capriola in acqua.
Entrai nel forziere e mi trovai di nuovo in giardino, felice, con le zampe bagnate e con un nuovo amico di guscio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.